Visite: 1152

Valutazione attuale: 0 / 5

Hojo undo: esercizi supplementari

Hojo undo, esercizi supplementari… ma la traduzione di hojo, supplementari, è fuorviante rispetto all’importanza di questi esercizi nella pratica del Goju Ryu Karate-Do.

Gli esercizi (hojo undo) ci permettono di imparare ed eseguire meglio i kaishugata. Esercitiamo ciascuna parte del corpo con movimenti specifici. Ci esercitiamo anche con diversi attrezzi per migliorare la forza complessiva e quella di specifiche parti del corpo.” (Chojun Miyagi Sensei)

L’hojo undo è parte integrante del curriculum tecnico shido ho (insieme al junbi undo, kihongata, kaishugata, kumite renshu), come descritto dal Maestro Miyagi nello scritto “Karate-Do Gaisetsu”.

Hojo undo, Karate Kenkyu Kai, ca 1926

E’ da notare come il Maestro Miyagi, già negli anni intorno al 1930, sistematizzava il suo curriculum tecnico includendo anche il junbi undo e l’hojo undo, mentre il karate giapponese ha sempre avuto come fondamenti il kihon, i kata ed il kumite, trascurando completamente le preziose ed importanti metodiche del junbi undo e dell’hojo undo.

Nell’unico filmato ad oggi noto che riprende alcuni allievi del Maestro Miyagi, quando questi era ancora in vita, girato nel 1940, sono presenti degli esercizi con il makiwara, il tan, gli ishi sashi, i nigiri game, ed il chishi.

Anche il Maestro Kanryo Higaonna considerava l’hojo undo parte fondamentale del proprio sistema di pratica, tanto da aver lasciato i seguenti insegnamenti (come riportati da Shoshin Nagamine): 

- I risultati dei propri sforzi sono cumulativi: non avere fretta e non metterti in mostra;

- Allenati secondo le tue capacità;

- Ripeti ogni esercizio fino allo sfinimento e aumenta gradualmente l’intensità.

L’hojo undo è inoltre presente in varie scuole di Okinawa, Uechi Ryu, Shorin Ryu. Le scuole giapponesi hanno perso quasi completamente questa pratica, tranne l’utilizzo del makiwara.

A conferma della presenza e dell’importanza dell’hojo undo nella pratica ad Okinawa, il libro “Karatedo Taikan” del 1938 ne riporta una descrizione dettagliata. Tutti gli attrezzi dell’hojo undo provengono dalla Cina (nell’antica Cina, l’arte di fortificare il corpo attraverso l’uso di attrezzi veniva chiamata Shuai Chiao, arte di irrobustire), tranne il kongoken ed il makiwara (nelle arti marziali cinesi è maggiore l’enfasi sulle tecniche a mano aperta).

Il Maestro Morio Higaonna, nel corso delle sue ricerche in Cina, è riuscito ad identificare tutti gli attrezzi, tranne appunto il kongoken:

chiishi – kunso, ishi sashi – shisoh, tekkan – tisso, nigiri game – chuutan, tetsu geta – tin li, sashi ishi – niantsui, tou – tuupei, tan – sotan, sunabako – saison, ecc.

L’hojo undo, in quanto allenamento della forza, della potenza, dei riflessi e della coordinazione muscolare, è il collegamento ideale tra i kata e le loro applicazioni.

"Gli attrezzi per l’hojo undo sono tipi del Goju Ryu d’Okinawa. In Cina, il precursore del Goju Ryu d’Okinawa, lo stile delle arti marziali Shaolin del sud, utilizzava una varietà di sttrezzi per rafforzare e condizionare il corpo. Questi esercizi non solo permetteranno di migliorare la forza del praticante ma, allo stesso tempo, miglioreranno le tecniche dei kata. Sia i kaishugata che i heishugata, come il  sanchin ed il tensho, diventeranno più semplici da eseguire grazie alla pratica diligente dell’hojo undo." (Morio Higaonna Sensei)

L’hojo undo non è body building, il Maestro Miyagi vedeva il corpo come un’unità e studiò il suo regime di allenamento (compreso l’hojo undo) al fine di far lavorare tutti i maggiori gruppi muscolari in modo equilibrato, in maniera consapevole e coordinando i movimenti con la respirazione.

Inoltre l’hojo undo permette di allenare alcune qualità specifiche del Goju Ryu, quali il muchimi, il chinkuchi kakin (kime), ecc. Nell’hojo undo non ci sono vette o limiti da raggiungere, l’unica sfida è quella con se stessi, nel corso del progresso della pratica. Nell’hojo undo non si raggiungono risultati in tempo rapido e quindi la perseveranza è fondamentale. L’esperienza con ciascun attrezzo vi insegnerà la lezione che ha da offrire e, nel farlo, risponderà a tutte le vostre domande.

E’ tipico della cultura di Okinawa la praticità e l’abilità di ricavare il meglio da quello che si ha, quindi l’hojo undo, nel rispetto delle qualità fondamentali sopra espresse, può essere praticato con qualsiasi attrezzo, meglio se fatto in casa con materiale di risulta.

Attrezzi per hojo undo, 1942

Kigu Hojo Undo: hojo undo con attrezzi (elenco non esaustivo)

Attrezzi "da sollevare": 

  • Makiage, Rullo per polsi 
  • Chiishi, Pietra della forza
  • Morote chiishi, Con due manici
  • Nigiri game, Giare da afferrare 
  • Tan, Bilanciere 
  • Ishi sashi, Lucchetto di pietra 
  • Kongoken, Peso ovale metallico
  • Tetsu (Ishi) Geta, Ciabatte di metallo (pietra) 
  • Tetsu arei, Manubri di ferro
  • Sashi ishi, Pietra (spesso con manici)
  • Tekkan (Tetsu no Wa), Anelli di ferro 

Attrezzi “da colpire”:

  • Makiwara, Tavola per colpire, 'avvolto dalla paglia'
  • Temochishiki makiwara, Mobile
  • Fukushiki makiwara, Fisso
  • Sagi Makiwara, Sacco
  • Tou, Fasci di bambù 
  • Jari (Suna) Bako, Scatola di ghiaia (sabbia)
  • Ude kitae, Tronco per le braccia 
  • Kakite bikei, Tronco per parare e per la pratica del kakie 

La suddivisione precedente può essere interpretata anche come una metodologia per allenare l’ “indurimento”:

Attrezzi “da sollevare”: indurimento difensivo

Attrezzi “da colpire”: indurimento offensivo (‘shock’)

Ude tanren, san dan gi (sandan uke barai), tai atari: indurimento difensivo con “shock”

Il praticante impara a sostenere fisicamente e psicologicamente gli impatti derivanti dallo scontro nel combattimento. Quindi è psicologicamente più preparato ad uno scontro reale e allo shock che deriva dal subire un impatto, shock che se non è stato mai sperimentato prima può determinare esitazione e timore che in un combattimento reale significano la fine.

Il corpo si rinforza (tanren significa forgiare) e lo si vede chiaramente, quando un principiante inizia con questi esercizi, anche impatti leggeri determinano la formazione di ecchimosi mentre dopo pochi mesi di esercizio le ecchimosi non si formano più e a poco a poco, spontaneamente, l’intensità degli impatti è aumentata.

Nel praticare questi esercizi però non basta colpire o farsi colpire (come talvolta è male interpretato e origine di traumi) ma sono fondamentali principi di respirazione e controllo del tanden e della postura durante gli esercizi. Si impara anche che quando in combattimento non si può evitare un colpo (e chi combatte realisticamente sa che i colpi si prendono e si danno) bisogna saperlo assorbire (importante è appunto postura, allineamento del corpo, respiro, energia…) e continuare immediatamente senza esitazioni e anzi approfittando dell’opportunità.

© 2017, Roberto Ugolini

Torna su